Quando la pandemia ebbe inizio quasi un anno fa e abbiamo dovuto rimanere tutti a casa, ogni volta che mi affacciavo alla finestra per respirare un po’ di aria fresca, notavo qualcosa di rarefatto che mi affascinava. Qualcosa di assolutamente nuovo, unico e piacevole “è l’aria pulita” pensai, “è la luce che preannuncia la primavera” o forse erano gli odori delle cucine degli appartamenti del centro di Milano che lavoravano senza sosta per la prima volta notte e giorno. Ma no. Quella rarefazione della realtà che tanta pace mi dava era il silenzio. Non definito ma centellinato da altri suoni. Io credo che il silenzio assoluto non esiste, anche in una camera anecoica si sentono i fluidi del corpo e i battiti del cuore e chi l’ha provata racconta che il proprio battito diventa costante e sempre più presente, un’ esperienza simile al racconto di Poe sul cuore rivelatore.
Il silenzio di una città può essere inquietante, in quarantena a volte sembrava l’atmosfera di un libro di Philip Dick “io sono vivo, voi siete morti” o l’inizio dell’Eternauta di Oesterheld dove per la prima volta si sentiva Buenos Aires completamente silenziosa sotto quell’inquietante neve antartica.
In natura invece è popolato da piccoli rumori di uccelli, rami, vento, animaletti che fuggono al sentire dei nostri passi, e poi c’è il nostro respiro, rumorosissimo in questi ambienti vellutati. Quindi il silenzio va scelto, assaggiato, gustato. (Un giorno mi piacerebbe diventare sommelier di silenzi).
Il suono della città era affascinante perché era smussato dei rumori delle macchine, dei tram, dei clacson e si era, per contro, popolato del tintinnare di stoviglie, voci di madri chiamando i bambini, conversazioni da sigarette condivise sul balcone, uccelli felici di non dover urlare, e le campane della chiesa che sono tornate ad avere la funzione di scandire le ore, l’andare avanti della giornata, suddivisa in una griglia di 24 suddivisioni sonore. La chiesa nuovamente custode della matematica che misura le nostre vite. Anche se amo il suono delle campane pensai che è strano, la spiritualità dovrebbe essere gassosa, io immagino lo spirito come un gas che si espande senza controllo e senza tempo, più Kairos che Kronos. Forse è quella la funzione di questa istituzione, un gas va contenuto in un recipiente per poter avere una forma. Senza involucro nessuno lo può possedere, nascondere, scambiare. Le religioni sarebbero una specie di fabbricanti di bombolette. E la loro moneta di scambio è il tempo inscatolato, scandito dalle campane. Con la promessa, quella sì, di un paradiso dove finalmente diventare gas, dispersione senza tempo e quindi eterno, felice, in pace.
Ma tornando al nostro discorso, il silenzio quindi è assolutamente relativo, quasi magico perché mutevole. Non è assoluto. C’è musica silenziosa ad esempio, piena di spazio, di respiri. Il silenzio a volte è solo un respiro tra una frase e l’altra, o a volte è una presa di consapevolezza, un satori come direbbero gli zen. Un fulmine di grazia. Una strada vuota appena accarezzata dal sole in inverno. Quei momenti dove non c’è pensiero.
Ecco. Il silenzio forse è semplicemente assenza di pensiero. E questo potrebbe diventare un quesito filosofico per i napoletani che usano la frase “staje senza penziero!” (che io trovo geniale) per dire stai calmo, non preoccuparti. Ma si può veramente stare senza pensieri? Sembra di no.
Quello che si possiamo raggiungere però è l’abbassamento della quantità di pensiero.
E’ tra uno e l’altro che poi accade la meditazione, appunto negli spazi di quiete. Il lavoro del meditante sta tutto nell’allungare questi spazi di poca attività mentale. Abbassando la frequenza del pensiero per creare equilibrio nel nostro sistema nervoso, perché più la frequenza è alta, più le sinapsi si muovono velocemente (in India chiamano la mente “Monkey mind” perché salta da una cosa all’altra così come le scimmie saltano da un ramo all’altro con fare un po’ pazzoide).
L’importanza delle onde cerebrali nei processi cognitivi è diventata sempre più rilevante per le neuroscienze, confermando un po’ gli antichi testi vedici che empiricamente la avevano vista lunga.
O forse il silenzio è semplicemente essere sintonizzati con l’intorno?
Le onde del cervello che sono perfettamente in vibrazione simpatica con la vibrazione esterna, sia essa musica, ambiente, luminosità.
Mario Brunello, violoncellista e compositore con una consapevolezza della sintonizzazione e la bellezza, scrisse infatti un piccolo libro in quattro movimenti strutturato come una sinfonia, che si chiama “Silenzio” dove affronta i tipi di silenzio e scrive “Un musicista, infatti, scandisce i suoi spazi di vita tra pause e note, suoni e assenza di suoni, movimenti e immobilità”
Fare musica è giocare con il silenzio, è decorarlo, abitarlo e svuotarlo. Senza silenzio non può esistere la musica. Si e’ osservato che se il cervello e’ sottoposto a stimoli (musicali, luminosi, ecc) la sua naturale tendenza e’ quella di sintonizzarsi. Il principio della Risonanza Simpatica è usato nella terapia del suono per riempire ogni chakra con le vibrazioni sonore della frequenza propria. So che può sembrare complicato ma approfondiremo in un altro articolo. Quello che mi affascina è che abbassare le onde del cervello, abbassare proprio gli hertz (cicli al secondo) genera sensazione di silenzio.
Due estati fa ho preso una tenda e uno zaino e me ne andai ad insegnare Yoga in una spiaggia di Monopoli. Ero fresca del mio training in India e cercavo di fare delle esperienze. Volevo passare dei giorni austeri e meditativi, avevo bisogno di quiete e natura. Così presi il necessario per poter dormire e mangiare, e mi stabilì nel campeggio vicino al mare. L’unico libro che portai con me era “Il silenzio è cosa viva” di Chandra Livia Candiani che scrive “non tutti i silenzi sono uguali (…) il silenzio non è tacere né mettere a tacere, è un invito, è stare in compagni di qualcosa di tenero e avvolgente, dove tutto è già stato detto. Il silenzio sorride”
E’ stato un fulmine. Il libro, lei, il silenzio. Quei giorni interi ad ascoltare solo il mare, ad osservare i granchi sugli scogli, a cucinare del riso sul fornello da campeggio, a conversare con le formiche che volevano a tutti i costi mangiarsi i miei tarallini e a fare yoga naturalmente, sono stati un bel ritiro e una interessante riflessione sullo spazio, la solitudine, il vuoto.
Credo che sia essenziale trovare ogni giorno uno spazio di silenzio, mettere a tacere quella cocciuta macchina di fare che è la nostra testa, questa macchina un po’ lombarda che non sta mai con le “man in man”. Sedersi, cercare di trovare uno dei silenzi disponibili, il vento, il respiro, la natura, suonare uno strumento, usare la voce, scrivere o leggere poesia, per cantare o recitare mantra. So che sembra un ossimoro, ma credetemi, non lo è. Il silenzio è anche presenza. Presenza mentale.
Qualche giorno fa camminavo sulla spiaggia, nella riserva marina di Torre Guaceto, è inverno, è zona rossa, vale a dire che non ho incrociato neanche un solo essere umano nei dieci kilometri che ho camminato fino alla Torre. La sabbia intatta, come la schiena di un elefante disegnato, il cielo azzurro ma popolato di nuvolette rinascimentali, il mare verde, calmissimo a causa del vento del sud e un vento a raffiche di tantissimi nodi. Ho sentito il mio respiro fondersi con quest’aria in movimento, il rumore delle mie Dr. Martens sulla sabbia, lo scandire del tempo con un bastone che incastonavo a cada ritmico passo, i miei pensieri che uscivano fluidi, senza filtro, parlavo da sola ovviamente (è un esercizio che amo fare quando nessuno mi vede) e le illazioni mentali si snodavano come se fossero state oliate dal camminare. L’arrivo all’ultimo promontorio che somiglia ad un paesaggio scozzese e poi la Torre saracena, alta, beige, imponente sull’ultimo angolo di costa. Mi sedetti a cercare di sintonizzare un suono vocalico con il rumore esterno e così meditai, diventai silenzio io stessa, completamente fusa con il tutto intorno a me.
Così ho cominciato il 2021, ho svuotato la tazza. Ho abbracciato il nulla.
Buon inizio dell’anno a tutti voi, vi auguro di diventare ogni tanto silenzio. Voi, insieme alle cose del mondo.
E ora Shhhhh….