Respira!

L’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle, è stato caratterizzato da un disturbante senso di apnea, una malinconica pressione sottoglottica, come un brutto ricordo pneumatico del quale ancora non ce ne siamo liberati del tutto. Ricordo ancora il fortissimo parallelismo tra la frase che pronunciò George Floyd, l’uomo afroamericano che il 25 maggio del 2020 ha perso la vita a Minneapolis, negli Stati Uniti, dopo quasi 9 minuti di agonia (soffocato dalla pressione sul collo dal ginocchio di un poliziotto). “I can’t breathe”, non riesco a respirare. Queste sono state le sue ultime parole. L’episodio diede vita al movimento “black lives matter” e mise in evidenza la discriminazione e il terribile e assurdo razzismo che ancora sopravvivono nelle nostre società. E purtroppo nelle istituzioni.

“Non posso respirare” è una frase terribile. Ed è stato ancora più forte perché è arrivata nel momento in cui negli ospedali mancavano i respiratori per le persone affette dal Covid-19. La narrazione sul virus ci riportava al pericolo di respirare la stessa aria degli altri, e le mascherine ci toglievano la possibilità di prendere aria comodamente. 

Sconvolge questo collettivo senso di apnea e paura, perché respirare è tutto. Prendere aria significa essere qui. Ora. Il respiro, il soffio vitale ovvero il “prana” per gli yogi, il “ki” per i cinesi (che include il concetto di energia vitale e anche di spirito), è la forza che permette alla vita di esistere. Un ritmo dove, insieme alla sistole e la diastole, si gioca il nostro passaggio sulla Terra. Un ritmo costante, un battito, un eterno movimento. 

Questo ritmo è la fonte dell’energia che ci interconnette con il mondo e respirare la stessa aria di tutti gli altri esseri è quello che ci rende un Universo, un organismo che respira facendoci respirare.

Eppure spesso non ce ne accorgiamo neanche di respirare male, di trattenere l’aria, di creare costrizione nella nostra laringe e non riempire abbastanza i polmoni. La paura, l’ansia, lo stress ci portano a stare in apnea, e più smettiamo di respirare correttamente, più siamo fragili, in balia delle emozioni che ci investono senza che ce ne accorgiamo. Una boccata al momento giusto invece ci dà la possibilità di prendere distanza. Una boccata per non abboccare. Perché respirare porta ossigeno nuovo nel sangue.

Una chiave per una sana respirazione è una inspirazione lenta, costante, controllata e un espirazione ancora più costante, il più silenziosa possibile.

L’aria poi, è la componente che ci permette di parlare e cantare! La voce è aria sonora, il suono prodotto dalla nostra laringe è un fischio ed è personale ed inimitabile perché è il corpo di ognuno di noi a generarla, con la sua chimica e la misura delle sue cavità, delle sue corde, della sua gabbia toracica, e poi è, a sua volta, legata all’ambiente sonoro-culturale nel quale siamo cresciuti. Quindi un elemento unico, che non ha le stesse caratteristiche in nessun altro essere. Una meravigliosa magia dell’abitare un corpo umano.

Il respiro è qualcosa alla quale ci possiamo appigliare per meditare. E’ quasi impossibile controllare la nostra mente ma possiamo agganciarci all’atto respiratorio. E lo possiamo modulare, rallentare, contare, spezzettare, possiamo respirare da una narice e poi dall’altra, possiamo accelerarlo. Chiudere gli sfinteri e stare in apnea, insomma possiamo controllare la funzione vitale di maggiore importanza per il nostro organismo. E controllarla significa esserne consapevoli. E concentrati. Quindi non in balìa della «monkey mind»

Anche nella pratica yogica il focus principale è il respiro, perché lo yoga nasce come una pratica di purificazione, come un elisir di lunga vita tra gli asceti del Himalaya, o i tantrici del Kashmir. 

E tutto questo ha influenzato sicuramente anche il budhismo e le sue pratiche meditative.

Il lavoro sull’aria nelle pratiche yogiche si chiama “pranayama” e si tratta di esercizi mirati e strutturati che possono essere calmanti, attivanti, purificatori. Le respirazioni lente e profonde, è noto, hanno un ché di sedativo, è questo ha un effetto molto profondo sul nostro sistema nervoso ed endocrino. Il sangue risulta rinnovato, e quindi nutre in modo più efficace l’organismo, il cervello, i nervi spinali.

Le pratiche respiratorie possono anche essere delle vere e proprie tecniche per generare stati alterati di coscienza, un po’ psichedelichi, come la terapia olotropica di Stanislav Grof dove la respirazione porta a stati mentali alterati, una tecnica di autoesplorazione un po’ sciamanica per arrivare a prendere contatto con l’inconscio togliendo il velo delle illusioni coscienti.

Qualunque sia la pratica che scegli, è urgente concentrarsi su di essa, le respirazioni consapevoli hanno un risultato immediato e non costano più di alcuni momenti al giorno. Di contro la salute mentale e fisica ne trae tantissimo giovamento.

Quindi respira! lascia che il vento ti attraversi, diventa un flusso unico con l’ambiente, gioca all’interscambio fisico-chimico di molecole, sii consapevole di essere parte di un tutto cosmico. 

Fermati. 

Semplicemente stai in questo ciclo di morte e rinascita costante. 

Ora

Ora

Ora

Nel ritmo incessante della vita.

ps. Ti lascio un esercizio di respirazione molto semplice che puoi fare nei momenti alienanti della giornata o appena svegli@, o incluso prima di dormire la sera:

Respirazione quadrata:

Concentrati sul terzo occhio (un punto al centro della fronte)

Porta il tuo respiro ad essere calmo e profondo, usa la respirazione addominale

rilassa le spalle

prendi un tempo in quattro quarti per ognuna di queste fasi:

inspira

apnea

espira

apnea

e ricomincia

(fallo per 10 minuti)

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